giovedì, febbraio 14, 2008

buon s.valentino a tutti... ("con tanti auguri per chi c'è caduto di conservarsi felice e cornuto..")




quest'uomo è il mio mito assoluto...

martedì, febbraio 12, 2008

quando in TV si poteva fumare

martedì, febbraio 05, 2008

Fabrizio de André - Intervista del 1981 a Sarzana (da ascoltare assolutamente!!!)

sei un grande faber...

lunedì, febbraio 04, 2008

TUTTI MORIMMO A STENTO - Ancora sulla "Leggenda di Natale"



un argomento così delicato non è facilmente commentabile... e sinceramente non trovo parole più adeguate di quelle del FABER per descrivere la condizione psicologica di chi si trova ad aver subito un abuso... è geniale a mio parere la scelta stilistica di utilizzare una fiaba per raccontare la storia... fabrizio ci fornisce il punto di vista solo della bambina e non del babbo natale...

http://massimilianofrassi.splinder.com/

domenica, febbraio 03, 2008





TUTTI MORIMMO A STENTO - LEGGENDA DI NATALE

Parlavi alla luna giocavi coi fiori
avevi l'età che non porta dolori
e il vento era un mago, la rugiada una dea,
nel bosco incantato di ogni tua idea
nel bosco incantato di ogni tua idea

E venne l'inverno che uccide il colore
e un Babbo Natale che parlava d'amore
e d'oro e d'argento splendevano i doni
ma gli occhi eran freddi e non erano buoni
ma gli occhi eran freddi e non erano buoni

Coprì le tue spalle d'argento e di lana
di pelle e smeraldi intrecciò una collana
e mentre incantata lo stavi a guardare
dai piedi ai capelli ti volle baciare
dai piedi ai capelli ti volle baciare

E adesso che gli altri ti chiamano dea
l'incanto è svanito da ogni tua idea
ma ancora alla luna vorresti narrare
la storia d'un fiore appassito a Natale
la storia d'un fiore appassito a Natale

sabato, febbraio 02, 2008



TUTTI MORIMMO A STENTO - DIVAGAZIONI SULLA PASSIONE

Partendo dalla tematica delle 4 stagioni, ho voluto soffermarmi anche per motivazioni personali, sulla tematica della passione dal punto di vista di De Andrè.
Credo che ognuno di noi possa in larga parte condividere per lo meno alcune delle sue idee.
La passione (anzi la Passione) per il nostro Faber esce dall'amore e vive di vita propria.
Non è più necessario che "l'amore l'approvi" o, che comunque il sesso sia inserito in un contesto più ampio che preveda, per la sua legittimazione, un sentimento di affetto quasi fraterno che in qualche modo ne lavi le colpe.
Dopo che il poeta ha parlato la passione può esistere ed è bella, non è più macchiata da quella visione Cattolica del peccato che la rende diabolica ed inumana, ma diventa invece quasi la massima espressione della libertà dell'Uomo che è libero di amare senza amore e, che in una visione realistica non fa nulla che non sia legittimo.
In un contesto simile è proprio la morale Cristiana che diventa banale, non antiquata ma inutilmente oppressiva.
Sebbene ciascuno di noi abbia il suo punto di vista, non possiamo negare che grazie al suo "estremismo" (come alcuni, liberamente e quindi giustamente, possono definire la morale di Faber) oggi la vita amorosa sia più libera e semplicemente più bella.

Tutto ciò si può facilmente dedurre ascoltando alcune delle sue più famose (e non) canzoni e, non vi nascondo, che quando ho la necessità di sentirmi libero le ascolto con attenzione.

giovedì, gennaio 31, 2008

TUTTI MORIMMO A STENTO - Ancora su Inverno (Divagazioni sulla tematica amorosa)



Una delle tematiche più care al poeta genovese è quella delle "stagioni": il loro passare ed evolversi va a riflettersi sull'animo umano e sui rapporti interpersonali. Fabrizio è stato sposato due volte, prima con Puny poi con la famosa Dori Ghezzi (che ora tanto famosa non lo è più... anche perchè diciamocelo il suo repertorio, a mio parere, ha davvero poco di invidiabile... non so se ve la ricordate cantare... e non ci lasceremo maiiiiii!!!! abbiamo troppe cose insieme....) e questa duplice (siamo proprio sicuri che siano solo due??????) relazione si accosta fedelmente all'opinione che FABER aveva sul tema amore... un sentimento bellissimo ma destinato a sfumare nel tempo col venir meno della passione... Ogni storia, per quanto breve o lunga possa essere ha quattro momenti cruciali: primavera... "stagione del biancospino" dove dolcezza e sentimento trionfano; estate... apice dell'amore e della passione più sfrenata e poi inesorabilmente autunno... venir meno della passione ed infine inverno... morte dell'amore...


Ma tu che stai, perché rimani?
Un altro inverno tornerà domani
cadrà altra neve a consolare i campi
cadrà altra neve sui camposanti.


Ma poichè l'uomo (in quanto bestia!!!... ed intendo uomini e donne... sia ben chiaro) non può fare a meno di avere qualcuno accanto per riscaldarsi nelle fredde sere invernali (o per dare sfogo ai propri impulsi animaleschi... fate voi!!!) dovrà all'equinozio di primaverà mettersi alla ricerca dell'amata/o e ritornerà così la tanto attesa primavera...

Ma tu che vai, ma tu rimani
vedrai la neve se ne andrà domani
rifioriranno le gioie passate
col vento caldo di un'altra estate.

mercoledì, gennaio 30, 2008

TUTTI MORIMMO A STENTO - Inverno
(Piccolo assaggio di magia e pura poesia)





Sale la nebbia sui prati bianchi
come un cipresso nei camposanti
un campanile che non sembra vero
segna il confine fra la terra e il cielo.

Ma tu che vai, ma tu rimani
vedrai la neve se ne andrà domani
rifioriranno le gioie passate
col vento caldo di un'altra estate.

Anche la luce sembra morire
nell'ombra incerta di un divenire
dove anche l'alba diventa sera
e i volti sembrano teschi di cera.

Ma tu che vai, ma tu rimani
anche la neve morirà domani
l'amore ancora ci passerà vicino
nella stagione del biancospino.

La terra stanca sotto la neve
dorme il silenzio di un sonno greve
l'inverno raccoglie la sua fatica
di mille secoli, da un'alba antica.

Ma tu che stai, perché rimani?
Un altro inverno tornerà domani
cadrà altra neve a consolare i campi
cadrà altra neve sui camposanti

lunedì, gennaio 28, 2008

TUTTI MORIMMO A STENTO - Introduzione al disco

(E' un tantino lunga come introduzione ma ho fatto del mio meglio...)

Mi sono chiesto da dove convenisse partire per parlare bene e seriamente del cantautore genovese (non che i suoi testi non parlino da soli!!!). C'è da dire che l'opera artistico-musicale del FABER è inequivocabilmente legata alla sua di opera storica, la sua biografia, a tutti gli episodi che nella vita l'hanno “incernierato” ai personaggi che vivono nelle sue canzoni, nelle sue ballate, nei vicoli della sua musica.. vicoli tanto reali quanto strani e a volte grotteschi. Non si può quindi raccontare (a mio parere) biograficamente la vita di de Andrè senza citarne le sue canzoni, senza dar voce ai suoi 45 giri, senza sfociare nella poesia delle sue composizioni. E' per questo che TUTTI MORIMMO A STENTO rappresenta un perfetto spunto di riflessione per iniziare a parlare di "uno dei più grandi poeti del novecento" (parole della FernandaPivano mica di uno qualsiasi!!!)


Il preambolo inevitabile su questo disco riguarda l'impressione che potrebbe dare ad un primo ascolto: un album vecchiotto diciamocelo (siamo ancora nel '68) ricco di sfumature barocche e arrangiamenti troppo antiquati per essere apprezzati dagli amanti delle “schitarrate” alla vasco. Eppure ad ascoltarlo bene TUTTI MORIMMO A STENTO è la prova tangibile di come si possa toccare la profondità di alcuni aspetti dell'animo umano, da un lato senza scadere nelle canzonette trite e ritrite, dall'altro utilizzando musichette semplici semplici come un girotondo...
FABER ha 28 anni (e non sono pochi per un cantautore) e dopo aver pubblicato un primo album (VOLUME I... qualcuno penserà che fantasia!!!!) e molti singoli uno più bello dell'altro (ci sarà uno spazio anche per loro), dopo aver passato qualche mese con il poeta anarchico Riccardo Mannerini (a scrivere canzoni???? penso proprio di no... direi piuttosto a bere, fumare ed andare a puttane... gusto per la cronaca Mannerini si suiciderà poi nel '80) tira fuori dal cappello questo disco capolavoro, in cui si nota già una maturità stilistica e ideologica al di fuori del comune, presentando una caratteristica strutturale che dominerà tutti gli album a seguire del cantautore... esso è infatti un “concept-album”... (anche se per questo album si dovrebbe ancora parlare di cantata... infatti “è impossibile parlare di alcuni argomenti importanti come l'amore, la morte o la guerra nello spazio che ti riserva una sola canzone” (FDA)) Quindi tutte le canzoni al suo interno sono accomunate da una stessa tematica e vanno a formare un percorso che definirei filosofico atto ad individuare un preciso pensiero del cantautore su quella tematica. Nel caso di TUTTI MORIMMO A STENTO la tematica cardine è ovviamente la morte.


“ Parla della morte... Non della morte cicca, ma di quella psicologica, morale, mentale, che un uomo normale può incontrare durante la sua vita. Direi che una persona comune, ciascuno di noi forse, mentre vive si imbatte diverse volte in questo genere, in questo tipo di morte, in questi vari tipi, anzi, di morte. Così, quando tu perdi un lavoro, quando perdi un amico, muori un po'; tant'è vero che devi un po' rinascere, dopo.”



Il sottotitolo dell'album è “Cantata in si minore per solo, coro e orchestra” La sua struttura è infatti molto particolare, tra le varie ballate si trovano degli intermezzi e dei corali come se parlassimo di un opera lirica o di una tragedia greca. Ed in ogni ballata troviamo quella tematica della morte anticipata dal FABER.
La morte dell'anima nel Cantico dei Drogati (“Ho licenziato Dio / gettato via un'amore / per costruirmi il vuoto / nell'anima e nel cuore / ).
La morte della fanciullezza nella Leggenda di Natale (“E venne l'inverno che uccide il colore / e un babbo Natale che parlava d'amore / e d'oro e d'argento splendevano i doni / ma gli occhi eran freddi e non erano buoni")
La morte dell'amore in Inverno ("Ma tu che stai, perché rimani? / Un altro inverno tornerà domani / cadrà altra neve a consolare i campi / cadrà altra neve sui camposanti".)
La morte dei condannati a morte nella Ballata degli impiccati ("Tutti morimmo a stento / ingoiando l'ultima voce / tirando calci al vento / vedemmo sfumare la luce".)


Ho riletto tante volte i testi di queste canzoni, ne esce uno spaccato triste sicuramente ma nello stesso tempo profondo ed intenso. Se un giorno vi sentite tristi ascoltate attentamente questo album (così saprete che c'è chi sta peggio???... no), vi butterà ancor di più a terra ma vi costringerà poi a rinascere imparando dagli altri (“Tu che m'ascolti insegnami / un alfabeto che sia / differente da quello / della mia vigliaccheria”), sperandoci sempre (“Ma tu che vai, ma tu rimani / vedrai la neve se ne andrà domani / rifioriranno le gioie passate / col vento caldo di un'altra estate” ; “Coltiviamo per tutti un rancore / che ha l'odore del sangue rappreso / ciò che allora chiamammo dolore /è soltanto un discorso sospeso”) cercando in voi stessi, e solo in voi stessi quello di cui avete bisogno (“Non cercare la felicità / in tutti quelli a cui tu / hai donato / per avere un compenso / ma solo in te / nel tuo cuore / se tu avrai donato / solo per pietà / per pietà / per pietà...")

A breve analisi di qualcuno di questi brani....

sabato, gennaio 26, 2008


FRANCESCO DE GREGORI RICORDA FABER [2001]

Inauguro questa splendida occasione che mi viene offerta da Diego inserendovi l'intervento che Francesco De Gregori fece nel 2001 sul forum dell'allora suo sito ufficiale all'indomani dell'uscita del disco AMORE NEL POMERIGGIO a proposito di CANZONE PER L'ESTATE, contenuta nell'album di Faber VOLUME 8, scritta a quattro mani appunto dai due artisti nel lontano 1975 e rivisitata dal Principe nell'album di cui sopra.E' un' interessantissimo excursus storico sulle atmosfere magiche di quel periodo assieme al dolcissimo ricordo dell'amico Faber a due anni dalla sua scomparsa.

Abbiamo scritto questa canzone, Fabrizio ed io, nel '74 o forse addirittura nel '73. Lui stava preparando il disco che poi si sarebbe chiamato Volume VIII e mi aveva proposto di lavorare insieme dopo avermi conosciuto in un locale di Roma, il Folkstudio.
Passammo quasi un mese da soli nella sua bellissima casa in Gallura, davanti ad una spiaggia meravigliosa dove peraltro credo che non mettemmo mai piede: in quel periodo avevamo tutti e due delle storie sentimentali assai burrascose ed era più o meno inverno. Fabrizio beveva e fumava tantissimo e io gli stavo dietro con un certo successo. Giocavamo a scacchi, a poker in due: ogni tanto prendevo il suo motorino e me ne andavo in giro per chilometri. Al mio ritorno spesso lo trovavo appena alzato che girava per casa con la sigaretta e il bicchiere e la chitarra in mano e che aveva buttato giù degli appunti, degli accordi. Era uno strano modo di lavorare il nostro: non ci siamo mai messi seduti a dire "Adesso scriviamo questa canzone". Semplicemente integravamo e correggevamo l'uno gli appunti dell'altro, certe volte senza nemmeno parlarne, senza nemmeno incontrarci magari, perché lui dormiva di giorno e lavorava di notte e io viceversa. Le musiche ci venivano abbastanza facilmente - Fabrizio era un eccezionale musicista - e le registravamo su un piccolo registratore a pile.
Così vennero fuori "La cattiva strada", "Canzone per l'estate", "Oceano"… Lui aveva scritto da solo "Amico fragile" e poi aveva voluto inserire nel suo disco "Le storie di ieri" che la RCA (la mia casa discografica di allora) si era rifiutata di farmi incidere sulla "Pecora".
E' difficile pensare a Fabrizio come uno che non c'è più: quando se n'è andato non ci vedevamo da parecchio tempo. Credo di averlo sentito al telefono circa un anno prima che morisse ed aveva la sua solita bella voce, l'intelligenza correva sul filo…
Fabrizio era un uomo generoso e bellicoso, facile da amare e difficilissimo da andarci d'accordo. Uno dei ricordi più belli che conservo di lui è quando andammo all'Idroscalo di Milano sulle montagne russe del Luna Park, insieme a Dori: scendemmo felici e ubriachi con lo stomaco in bocca e andammo a finire la serata chissà dove.
Ho messo la nostra canzone in questo disco non per fargli un omaggio (Non ne ha bisogno e non so se gli piacerebbe). E' solo una buona canzone che oggi, dopo tutti questi anni, sento un po' più mia.

Per completezza, eccovi il testo di questo capolavoro, al fine di rendere più comprensibile quanto sopra riportato:

Con tua moglie che lavava i piatti in cucina e non capiva
con tua figlia che provava il suo vestito nuovo e sorrideva
con la radio che ronzava
per il mondo cose strane
e il respiro del tuo cane che dormiva.
Coi tuoi santi sempre pronti a benedire i tuoi sforzi per il pane
con il tuo bambino biondo a cui hai donato una pistola per Natale
che sembra vera,
con il letto in cui tua moglie
non ti ha mai saputo dare
e gli occhiali che tra un po' dovrai cambiare
Com'è che non riesci più a volare...
Con le tue finestre aperte sulla strada e gli occhi chiusi sulla gente
con la tua tranquillità, lucidità, soddisfazione permanente
la tua coda di ricambio
le tue nuvole in affitto
le tue rondini di guardia sopra il tetto.
Con il tuo francescanesimo a puntate e la tua dolce consistenza
col tuo ossigeno purgato e le tue onde regolate in una stanza
col permesso di trasmettere
e il divieto di parlare
e ogni giorno un altro giorno da contare
Com'è che non riesci più a volare...
Con i tuoi entusiasmi lenti precisati da ricordi stagionali
e una bella addormentata che si sveglia a tutto quel che le regali
con il tuo collezionismo
di parole complicate
a tua ultima canzone per l'estate.
Con le tue mani di carta per avvolgere altre mani normali
con l'idiota in giardino ad isolare le tue rose migliori
col tuo freddo di montagna
e il divieto di sudare
e più niente per poterti vergognare
Com'è che non riesci più a volare...


giovedì, gennaio 24, 2008

Come primo post ho deciso di inserire l'intervista ad un personaggio autorevole del panorama musicale italiano nonchè grandissimo amico e collega di FABER ... sicuramente lui più di ogni altra persona può introdurre degnamente la grande personalità di Fabrizio